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La politica come affermazione del se e i ring familistici del Sud

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Il mio editoriale di oggi – L’affermazione di sè, quando la politica diventa sopravvivenza ed affare di famiglia, derogando da sviluppo condiviso.
Che si fa per campare, quando la politica locale diventa pane quotidiano ed alimenta il ring familistico. Mettere in discussione se stessi non è facile, ancora più difficile osservare i propri comportamenti e gli effetti generati sugli altri, ecco perché molto spesso si vive in superficie probabilmente per non affrontare questioni personali irrisolte. Se il percorso individuale di crescita e convivenza civile è complicato, può generare effetti devastanti quando si ha un incarico di responsabilità o delega politica. Non sono uno psicoterapeuta ma faccio affidamento sulle esperienze umane sinora vissute. Il nostro Meridione non è un territorio facile, fin da piccoli siamo costretti a subire compromessi di vario genere pur di riuscire ad affermare la nostra personalità e trovare spiragli di spazio in una società chiusa ed assai complicata. Ecco perché molto spesso ci si affida a credenze e feticci pur di giustificare la grama esistenza o si usa la strada della politica per cercare un minimo di affermazione personale, incorrendo tuttavia in rischi dannosi come una supervalutazione del proprio ego e una non chiara interpretazione di ruoli e competenze. Credo che quest’ultima sia purtroppo una costante che si alimenta senza soluzione di continuità con soggetti di vario genere che in forza di un consenso indotto o estorto, tentano di appagare esigenze personalistiche e aspirazioni anche di piccolo cabotaggio. La politica, ci hanno insegnato a scuola è servizio,certo amministrare un ente non è facile tuttavia arriva sempre il momento in cui è necessario fare bilanci su quanto realmente effettuato per il bene della collettività o almeno questo succede quando vi sono livelli di civiltà condivisi. Sono molti i comuni che hanno dovuto derogare da uno sviluppo diretto, subendo invece la miopia e l’incapacità di personalità desiderose solo di affermare se stessi. Nulla di nuovo sotto il sole mi direte, da sempre i poteri forti, a prescindere dalle competenze, decidono le sorti, ma è paradossale che nulla sembra essere cambiato nel tempo. Il popolo meridionale dalle tante virtù ma dai numerosi difetti, è sempre stato ambiguo in politica, incapace di scelte radicali e molto spesso succube di sistemi articolati e in alcuni casi imperscrutabili a testimmoniarlo secoli di sudditanza e inefficacia. Le vicende di questi ultimi mesi dimostrano, aldilà dei casi giudiziari, che la strada è ancora tutta in salita per una reale consapevolezza e una volontà condivisa di crescita collettiva e poiché a mio parere chi è eletto è in larga parte dimostrazione di chi lo vota, forse probabilmente ci meritiamo una classe politica inconcludente, arraffona e incapace di autentici slanci con una visione che non sia quella del proprio ristretto ring familistico.

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