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Sesso e potere, il caso Sangiuliano e la teoria dello scambio sessuo-economico

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Il caso Sangiuliano con tutti gli strascichi e le conseguenze di queste ore, fa emergere una riflessione sul nesso tra potere e sessualità. E sono tanti gli autori che mi sovvengono e che vi cito per cercare di offrire qualche elemento di riflessione in più, non già sul caso in sè quanto per quello che rappresenta e che credo faccia evidenziare per il nesso potere e sessualità. Eva Illouz, sociologa, insegna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e all’Università ebraica di Gerusalemme. Da molti anni si interroga sulla fragilità della vita affettiva e sentimentale all’epoca in cui l’amore diventa, allo stesso tempo, una forma del mercato capitalistico e uno spazio fondamentale per la realizzazione di sé. Nel suo libro più famoso, Perché l’amore fa soffrire (Il Mulino, 2013) il potere è considerato come la questione centrale per la ridefinizione dei rapporti tra i sessi. Per la scrittrice è ormai una costante che antropologi e i sociologi suggeriscono di pensare la sessualità nel quadro più generale della circolazione economica. Questo perché il modo in cui la sessualità è organizzata dipende dal modo in cui è ripartito il potere economico. Un tema che ha a cuore anche della sociologa italiana Paola Tabet, con il suo concetto di «scambio sessuo-economico» . In sostanzaiIn tutte le società in cui gli uomini hanno il controllo del potere economico le donne usano la loro sessualità come moneta di scambio. I diversi scandali in Usa e in tutte le latitudini ha fatto emerge una nuova coscienza collettiva su scala internazionale. Si è finalmente capito che, qualunque sia la nazione o lo status sociale, esiste una comune condizione femminile, che presenta in tutto il mondo tratti simili. La liberazione sessuale, dagli anni 60 in poi,  ha fatto sparire tutte le mediazioni e le costrizioni che pesavano nelle relazioni sessuali tra persone. Come nel mercato capitalista, in cui acquirente e venditore si incontrano direttamente e in cui nessuno fissa preventivamente il prezzo della transazione, è la legge della domanda e dell’offerta a determinare il valore di qualcuno (Michel Houellebecq ha scritto delle pagine molto acute su questo fenomeno).  E dunque le donne, seppure hanno conquistato posizioni, restano perdenti della rivoluzione sessuale. Anche perché continuano a servirsi della sessualità sia come una fonte di piacere sia come una via per assicurarsi, attraverso l’incontro e il rapporto duraturo con un uomo, una stabilità emotiva e finanziaria. Mentre per l’uomo la separazione tra sessualità, matrimonio ed emotività è stata molto più netta, anche se comunque fonte di conflitti e angosce. “Ma quando una donna ha potere, può affermare il suo potere attraverso la sessualità esattamente come un uomo. Questo mi spinge a dire che «la sessualità è un effetto del potere» – cosi commenta la scrittrice. E sul potere e sessualità appare interessante la posizione espressa dallo psicanalista e scrittore Sarantis Thanopulos (greco di origine ma napoletano di adozione e con un presente anche di giornalista)  lo analizza questo nesso  unendo psicoanalisi e scienze sociali. Il quadro, secondo lo scrittore,  cambia se al comando c’è una donna: «Il vero potere femminile – dice Thanopulos – è anarchico: senza arché, cioè un principio predeterminante.
C’è sempre compartecipazione, mai subalternità» , quindi come vedete in contrapposizione a quanto dichiarato dalla sociologa di origine marocchina. In un’intervista apparsa online con la rivista lavialibera, lo scrittore va spedito verso alcune considerazioni che da sempre suscitano scontri tra i due generi. E alla domanda: Perché se una donna fa leva sulla propria sessualità per fare carriera è più spesso oggetto di stigma? Lui cosi risponde: “Le donne vivono la propria sessualità anche all’interno del luogo di lavoro. La divisione tra eros e lavoro è una regola morale maschile, che fa scandalo se viene violata da una donna”. Quindi la parità di genere si fonda sulla liberazione del desiderio femminile. E mentre alla domanda: “Cosa porta ad associare il successo femminile all’idea di una presunta disponibilità sessuale per fare carriera? Lo scrittore  cosi afferma: “Sul piano inconscio gioca un ruolo centrale, al di là dell’immaginario maschile che incastra la donna nello schema vergine/prostituta, l’invidia nei confronti della profondità sessuale femminile. L’invidia può essere declinata come ammirazione, desiderio verso ciò che noi non siamo, identificazione costruttiva con l’oggetto invidiato. Se ciò non accade, può diventare distruttiva. Ecco dunque l’invidia che lo psicanalista spiega in questo modo: “La costituzione psicosessuale della donna è fondata sul binomio vagina-clitoride. La clitoride è una sorta di termostato: consente di mediare tra ciò che deve restare in superficie e ciò che deve andare in profondità. L’uomo, invece, è organizzato attorno al suo pene. Ha una sessualità più strutturata che, al contrario della donna, tende a privilegiare l’esteriorità piuttosto che l’interiorità. Tramite l’identificazione reciproca l’uomo acquista profondità e la donna una maggiore strutturazione. Ma la donna resta più anarchica, più libera di destrutturarsi. Una capacità che è fonte di invidia”. Appare dunque evidente, stando alle parole dello scrittore che il tema della differenza di genere resta quasi esclusivamente femminile perchè “La differenza erotica è alla base del desiderio e dell’incontro. Il contratto sessuale che assegna una posizione di dominio all’uomo è improntato alla logica del bisogno, dove vige il potere del più forte e le differenze sono represse. Sono le donne che sentono di più l’esigenza della differenza: sono per natura ribelli all’appiattimento dei rapporti”.   E sulle donne al potere che spesso imitano gli atteggiamenti maschili di leadership, persino nel vestire come nel modo di porsi, reprimendo difatti la propria sessualità, l’intervento dello scrittore appare diretto e senza veli quando gli si chiede se è possibile uno stile di potere diverso rispetto a quello imposto dai canoni maschili. “È il fenomeno delle Xy, le cosiddette donne con le palle, ( fa ricordare la scena del salotto radical chic di Jep Gambardella ne la Grande Bellezza) che non mettono in pericolo il modello di potere maschile, anzi lo abbracciano. Un modello di leadership legato, invece, alla femminilità e alla liberazione della sessualità femminile crea le condizioni di uno scambio fondato sulla parità, che abolisce le relazioni di dominio. Intendiamoci: parliamo di rapporti tra sessi, non tra generi. Il genere, la costruzione sociale dell’identità sessuale, è una struttura fissa, mentre la sessualità è fluida. Una componente di sessualità femminile è presente anche negli uomini, spesso repressa”.

L’immagine che metto in evidenza è “Giuseppe e la moglie di Putifarre” del pittore bolognese Guido Reni. Giuseppe resiste alle tentazioni e alla seduzione di Tamar, la quale gli si avventa addosso nuda per portarlo a letto, mentre lui cerca di ritrarsi. È quasi comico il contrasto tra la forza seduttiva, che non è psicologica ma fisica, di presa della donna, e la ritrosia di Giuseppe, che difende la sua castità, sottraendosi all’abbraccio. La composizione, richiama Atalanta e Ippomene di Guido Reni

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