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Virulenze.. Un reddito minimo universale per favorire l’avanzata della “rivoluzione robotica”

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Un reddito minimo universale garantito e l’avanzata della robotizzazione e dell’intelligenza artificiale per costruire un nuovo ordine mondiale che abbatta l’economia neo capitalistica e la trasformi in un’economia sociale ? Non sono un profeta di sventure o un visionario “radical chic” ( non mi riconosco entrambi i termini)  e non sto scrivendo nulla di nuovo,  ma credo che l’epidemia da coronavirus potrebbe aver spinto ad un’accelerata rispetto all’attuale sistema neo liberale, da tempo fiaccato da alcuni importanti crisi economiche e finanziarie, puntando a nuovi risvolti.  Nelle società contemporanee le regole politiche ed economiche non evolvono gradualmente: si trasformano, almeno cosi ci dice la storia, con strappi improvvisi e di grande portata. Con la prima guerra mondiale, con  milioni di donne nelle fabbriche, si diede avvio a quell’emancipazione femminile proseguita poi negli anni successivi.  “Rivoluzioni sociali” che determinarono un cambiamento radicale. Adolf Hitler salì al potere quando la disoccupazione in Germania era salita al 30 per cento. La miseria e la disperazione, come si sa, possono portare alla violenza. Un film già visto che portò alla nascita di uno stato sociale in ogni paese sviluppato, per proteggere la popolazione dagli effetti disastrosi che dipendono  da cicliche crisi economiche. Ho deciso di scrivere questo articolo dopo  aver letto lo scorso 13 agosto un comunicato inviato dall’Ordine francescano dei Frati Minori  all’Ansa. “Invece di consentire alle grandi compagnie di pagare i dividendi attraverso i fondi fiscali, l’obiettivo ora è quello di utilizzare i fondi per salvare vite umane, alleviare la povertà e preservare posti di lavoro. Invece di tornare alla ‘normalità’ del profitto dell’economia neocapitalista, ciò di cui abbiamo bisogno ora è la coraggiosa trasformazione dell’economia in una vera economia sociale di mercato”. E’ la risposta alla pandemia elaborata in un’analisi pubblicata sul proprio sito a firma di padre Johannes B. Freyer, del Centro Missionario tedesco, su “La crisi del coronavirus, un punto di svolta. Una prospettiva francescana sul Covid19”.  “La crisi di questa pandemia ha dimostrato chiaramente che la precedente pratica del capitalismo non può far fronte ad una tale situazione – ha spiegato-. A quanto pare, è giunto il momento di mettere in discussione il sistema economico neoliberale e i suoi dogmi di crescita senza fine, e di prendere sul serio altre strutture e meccanismi”. “Dobbiamo interpretare questa crisi – aggiunge – come un mandato per cambiare rotta, in modo da non cercare di continuare a costruire il futuro dell’umanità sulle sabbie mobili”. Va da se che questa analisi porta ad alcune considerazioni espresse da una congregazione religiosa che dice molto nel mondo cattolico, il Papa eletto si è fatto chiamare Francesco. Dunque un reddito universale quale strumento per tenere a casa gli umani costretti a rivedere il loro status quando (per salvargli la vita) si chiudono in casa le persone, inevitabilmente si blocca anche gran parte dell’economia . Tuttavia l’idea che questi governi (e altri nel mondo) stanno davvero accarezzando  pare quella di un reddito nazionale garantito, sotto il quale nessuno possa scendere. Un modello temporaneo? Da utilizzare fino a quando il virus sarà ridimensionato?  Qualcuno crede che dopo questi mesi e forse un anno, ritorneranno le stesse politiche ecoonomiche? La maggior parte delle persone ha ancora un lavoro e uno stipendio: chi è impiegato nei sevizi essenziali deve andare a lavorare e ch’è chi può farlo da casa. Tuttavia tra un terzo e un quarto degli occupati è inoperoso perché i datori di lavoro, dalle compagnie aeree ai negozi, hanno ridotto le attività o hanno chiuso. Una drastica chiusura che pare prefigurarsi nei prossimi mesi e che sta già portando molti Paesi come in Unione Europea a veicolare risorse economiche rilevanti nelle diverse misure previste.  Se si lasciassero queste persone senza reddito, si riprodurrebbero le condizioni della Grande depressione degli anni trenta, quando il tasso di disoccupazione schizzò al 24 per cento negli Stati Uniti e il pil del paese si ridusse di quasi metà con serie ripercussioni a livello internazionale. Prodotti interni lordi che oggi sono ormai sotto la soglia del 10% in molti Stati che hanno inteso muoversi, rilasciando importanti risorse economiche distribuite mediante sussidi, bonus o semplicemente mettendo denaro con il modello già consolidato negli Stati Uniti dell’elicopter money. Fin qui le azioni messe in campo dagli Stati. Rileggendo alcuni testi studiati alcuni anni fa, ho ricordato che negli anni 20 del XIX secolo era alquanto vivace il dibattito tra i sociologi ed esperti, che i robot potessero impadronirsi di alcune attività umane. Uno sviluppo tecnologico  con macchine sempre più “intelligenti” in grado di sostituirsi a gran parte del ciclo produttivo e non solo.  L’istituzione di un reddito universale garantito potrebbe rivelarsi un ottimo incentivo per consentire che questa “nuova rivoluzione” abbia piena attuazione. Attenzione non si tratta di una sciagura, tante le opportunità che se ne tratterebbero, sempre che un equilibrio progressivo sia attuato. Ma dei recenti studi e ricerche su intelligenza artificiale, applicazione di nuovi modelli lavorativi e sociali, ve ne parlo nel prossimo articolo.  ( continua)

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