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Putin e la sua mira euroausiatica e le influenze di quella “Quarta Teoria” e il Disagio della modernità

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Quella real politik che pervade il tempo corrente,  come per la campagna militare in Ucraina e le conseguenze internazionali devastanti in corso, non dipendono solo da uno spietato sistema autocratico ma appaiono l’applicazione di un pensiero che ha radici filosofiche sempre più permeanti nel nostro tessuto sociale e intellettuale e in linea con un scontro ideologico profondo che va verso una destrutturazione incessante di nostri archetipi. La “Quarta Teoria Politica” del contestato filosofo Dugin, ritenuto ideologo del premier russo Putin,  guarda a scenari a venire per il superamento  di quelle teorie vissute nel Novecento tra modernità, liberalismo, fascismo e comunismo . Difficile ritrovare facili ricette nella lettura di questo testo che evoca una «metafisica del populismo» e che certo non potrebbe essere calata solo nella realtà russa attuale ma che appare difatti un manifesto di un mondo a più dimensioni al contrario di quello monoteistico alimentato dai globalisti. In quel libro, emerge un quadro dottrinale che fonda molti suoi aspetti sul pensiero del nostro connazionale Evola, uno dei cosidetti pensatori definiti infinitesimali ma che con quei  suoi libri “Imperialismo pagano” e “Rivolta contro il mondo moderno” hanno determinato non poche influenze in Dugin e in altri pensatori contemporanei. C’è un’esigenza in questa corrente euroasiatica che va oltre il liberalismo e le teorie novecentesche e il progressivo allontanarsi al credo religioso, che ha determinato una disumanizzazione e che questa “Quarta Teoria” combatte con la rinascita di valori tradizionali precedenti.  Una “tradizione” che appare pericolosa se si richiama a quella territorialità intesa come quella “comunità di popolo” in cui il singolo si annulla in ragione di diverse formule di populismo. Quel “Dasein”  popolo che esprime il disagio verso quel liberalismo di quella “Società Aperta” evocata da Popper, che  sosterebbero le ragioni dei mercati e della finanza ed al contempo è contro tutte le teorie occidentali. Una dottrina che però non sembra essere ricercata dalla spinta  che dal 2012  Putin  ha verso un’unione euroasiatica. Queste mire mancherebbero di quella sacralità mtafisica evocata dall’ambiguo Dugin. Tuttavia fanno emergere chiaramente quella contrapposizione ideologica contro quell’Occidente ritenuto il Male per il premier russo che cerca in tutti i modi di tessere reti verso questi totalitarismi che pure se si aprono al mercato, preferiscono forme autoritarie di capitalismo centralizzato assai incompatibili con i principi di uno stato di diritto.  E’ dunque in atto uno scontro che è in continuo movimento con conseguenze non immediatamente leggibili rispetto alle nostre visioni, basate su contrapposizioni di teorie del nostro recente passato e che fanno emergere quel “Disagio della Modernità”, evocata dal filosofo Charles Taylor.  Quel smarrimento che rende incapace la persone di capire cosa sia meglio fare tra individualismo, disincanto del mondo che si lega alle preoccupazioni per il primato della ragione strumentale e tecnologica e il disinteresse per l’autogoverno e la cosa pubblica.

 

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